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In questo articolo ci faremo un viaggio statistico nella Grande Mela, imparando a leggere tre tipi di grafici, imparando ad apprezzare la peculiarità di ciascuno di essi.
Il nostro viaggio statistico parte dai Queens, e precisamente dall’aeroporto John F. Kennedy International. Dopo aver seguito il curioso sentiero di avvicinamento del White Rabbit, un sentiero di luci intermittenti tra palazzi e strade, ed un atterraggio in virata, il primo contatto con New York sa già di America dei sogni.
La successiva scoperta dei cinque distretti cittadini ci permetterà di capire – grafico dopo grafico – qual è stato l’impatto dei nuovi New Yorkers (i “nati all’estero”) nella creazione della città. Per fare ciò analizzeremo i grafici elaborati dal Department of City Planner all’interno dello studio “The Newers New Yorkers 2013”.
Il profumo di centinaia di luoghi diversi.
The Big Apple è la 14° città più popolata al mondo. Con i suoi 8,5 milioni di abitanti, è la meta turistica e lavorativa più ambita per molti di coloro che pongono gli ideali di “libertà” e di “democrazia” quali principi ispiratori del proprio vivere.
Proprio grazie a ciò, la città è da sempre una fonte inesauribile di ispirazione per poeti, scrittori, musicisti, registi ed artisti in genere. Considerata come un universo a sé rispetto agli stessi Stati Uniti, è un crocevia eccezionale di culture, razze, etnie e lingue differenti.
Appena atterrati all’aeroporto dedicato ad uno dei più illustri Presidenti americani, si ha già l’idea di essere arrivati nel “Nuovo mondo”. Tanto diverso dal nostro contesto europeo o dagli avveniristici contesti asiatici o medio-orientali. Si percepisce odore di libertà appena fuori dalla porta.
Se qualcuno volesse infatti conoscere qual è il profumo della libertà, senza dubbio potrebbe affermare che la libertà sa di New York. Un luogo in cui l’odore del caffè, del pane appena abbrustolito o degli hot-dog si fondono con lo smog e con il vapore dei tombini fumanti, dando vita ad una profumazione né buona né cattiva, ma dolce ed aspra allo stesso tempo.
Ogni visitatore o abitante ha una propria visione della città. Ad esempio, Jack Kerouac la descrive come un “canyon d’ombra e di luce, scoppi di sole sulle facciate in cristallo”, concentrando così la nostra immaginazione sui grattacieli “infiniti”. Subito dopo lo stesso Kerouac ci profonda “sui potenti abissi” che da quei grattacieli – “ombre scure senza sfondo” – prendono vita.
E sono proprio questi grattacieli, insieme con le più celebri musiche dei teatri di Broadway, che hanno costituito il forte richiamo per molti immigrati. Sulle note di New York New York, ciascuno è giunto in questo luogo con una propria idea di New York e, dato ancora più rilevante, con la propria ambizione di farne parte, dando origine così ad una città che racchiude in sé i sapori di tutto il mondo.
Dopo 6 mesi ogni immigrato diviene un New Yorker, cammina di fretta, dorme solo l’indispensabile e vive 24h di luci e movimento, sentendosi perfettamente come a casa propria, come nel proprio paese di origine. È strano sentirsi a casa a milioni di chilometri, ma questa è la forza di New York! La conosci prima di arrivarci e parti capendo di non aver visto nulla della sua essenza!
La celeberrima Anna Wintour in un’intervista al Daily Telegraph ha dichiarato di amare fortemente New York “perché è una città per le persone che vogliono lavorare” ed è “una metropoli dove tutti provengono da qualche altra parte”.
Ed allora, la nostra statistica di oggi prende avvio. Da dove vengono tutti? Chi sono i tutti newyorkesi? E soprattutto, quali zone della città hanno maggiormente subito l’influenza di questa o quella etnia? Scopriamo un po’ di statistiche!
Cinque distretti e tre grafici.
La città di New York City è suddivisa in cinque distretti, definiti boroughs, ciascuno dei quali presenta delle proprie peculiarità, createsi anche grazie agli apporti delle differenti etnie dei loro immigrati.
Diagramma a torta.
Secondo lo studio qui presentato il quartiere dei Queens ospita il 35.5% di stranieri, seguito da Brooklyn con il 30.9%, il Bronx con il 15.4% e Manhattan con il 15.0%.
In questo caso il diagramma “a torta” è il miglior alleato per la presentazione dei risultati: con una rapida occhiata al grafico si ha la possibilità di avere tutta la situazione sotto mano e memorizzarla facilmente.
Diagrammi a barre.
Come sono distribuiti i nati all’estero nei singoli distretti? Per poter approfondire lo studio e dunque, confrontare i dati dei singoli distretti, è utile usufruire di un diagramma a barre idoneo a rappresentare in un’unica soluzione tutti i risultati. Come puoi osservare, una rapida occhiata ci consente di capire come il distretto del Bronx sia maggiormente popolato da immigrati latino-americani e caraibici-non ispanici. Gli europei sono maggiormente presenti nel distretto più piccolo di Staten Island, mentre i Queens sono caratterizzati da una forte presenza asiatica.
Lo stesso grafico, può essere costruito invertendo le righe con le colonne, dando vita al seguente diagramma.
Stessi dati, grafici differenti: cosa significa? La differenza tra i due grafici è notevole. Infatti, il primo mette in risalto alle provenienze, distribuendo i valori per quartiere. Il secondo grafico al contrario, mostra la composizione dei singoli quartieri per provenienza dei “nati all’estero”.
Quest’ultimo grafico potrebbe però trarre in inganno se dimentichiamo che stiamo lavorando su percentuali. Ciò significa che, benché i nati in America latina siano maggiormente presenti nel Bronx, ciò non significa che di conseguenza siano numericamente superiori rispetto ai latino-americani che vivono nei Queens.
I distretti: dai Queens a Staten Island.
Queens.
Si immagini infatti che i Queens, distretto più ampio di New York, ha una popolazione di 2.306.712 abitanti (500.000 mila meno di Roma e un milione in più di Milano), superiore a quella del Bronx che registra 1.397.287 abitanti. I nati all’estero dei Queens sono 1.09 milioni di persone, mentre quelle del Bronx sono 471.100.
Brooklyn.
Il distretto più popoloso è quello di Brooklyn, la famosa “Broccolino” per gli italiani arrivati a New York dalla metà dell’Ottocento. Con i suoi 2.567.098 abitanti, di cui 946.500 immigrati, presenta il 30.9% (grafico 1) di nati all’estero. E si può affermare, grazie al grafico 3, che la sua popolazione è forse la più omogeneamente distribuita tra latino-americani, caraibici non ispanici, asiatici ed europei.
Manhattan.
Brooklyn è il luogo più pittoresco di New York e grazie al suo ponte di 1.825 metri, porta i visitatori dritti nel cuore di Manhattan e dei suoi grattacieli.
Manhattan con la sua celebre skyline e le notissime piazze e vie (dalla 5th Avenue a Times Square, da Central Park alla Lexington Avenue) hanno reso la parola “Manhattan” una sineddoche dell’intera città di New York e degli USA. I nati all’estero (461.300 abitanti su una popolazione di 1.629.054) sono per il 39,8% di origine latino americana, per il 30% di origine asiatica e per il 19,4% europei.
Bronx.
Muovendosi più a nord di Manhattan troviamo il quarto distretto, quello del Bronx, caratterizzato, come abbiamo visto, da una forte presenza di latino americani.
Benchè negli anni Settanta abbia avuto un periodo di decadenza così forte da permettere la creazione di uno stereotipo negativo (Bronx = quartiere malfamato), il distretto sta riducendo le differenze rispetto agli altri distretti cittadini e secondo alcune indagini statistiche, deve ciò anche grazie all’apporto costruttivo degli immigrati.
Secondo alcuni studi, per ogni aumento di un punto percentuale della popolazione immigrata, la città di New York ha beneficiato di una riduzione in media di 966 atti criminali in meno all’anno. E sicuramente il Bronx è stato tra i distretti che maggiormente hanno colto tali positivi segnali. Il direttore Andrew Meyers del programma sul Bronx della Ethical Culture Fieldstone School (scuola privata di New York), ha dichiarato che i suoi studenti nati dopo il 1990 identificano il Bronx come la sede dello Yankee Stadium e dello zoo cittadino (peraltro uno dei più grandi zoo cittadini al mondo).
Staten Island.
L’ultimo distretto si raggiunge da Manhattan grazie allo Staten Island Ferry ed è collegato a Long Island (dove sorge Brooklyn) grazie al Ponte di Verrazzano. Staten Island è il distretto meno popolato (98.400 abitanti, 10.000 in più di una città come Grosseto) ed è fortemente caratterizzato da nati in Europa (36.1%) e da asiatici (29.9%). È proprio in questo “piccolo” distretto che sorge uno dei monumenti nazionali degli Stati Uniti: il Garibaldi-Meucci Museum, dedicato a due famosi immigrati italiani, Giuseppe Garibaldi ed Antonio Meucci.
Nati all’estero e inserimento nei settori industriali.
Questo tema ci permette visionare l’ultimo grafico, quello relativo alla comparazione tra l’impiego della percentuale di nativi newyorkesi e i nati all’estero per settore industriale. Come si evince dal seguente grafico, elaborato direttamente dal Department fo City Planning, emerge che il maggiore impiego (67.0%) dei nati all’estero è nel settore delle Costruzioni, seguito da un 58.6% di nati all’estero nel settore “Accomodation, Food, & Other service”. Anche il settore “Educational, Health & Social Services” rappresenta un forte richiamo (46.5% dei nati all’estero).
Il diagramma che stiamo visionando è particolarmente interessante in quanto ci fornisce al contempo due dati: il primo relativo ai settori con maggiore impiego di persone, ed il secondo ci permette immediatamente di eseguire una comparazione tra due gruppi differenti (Native vs Foreign-born).
Conclusione.
Come hai visto in questo articolo, utilizzare i grafici consente di sintetizzare risultati complessi e lunghi con pochi semplici passaggi. Ogni grafico ha delle sue peculiarità e deve essere utilizzato in modo accurato così da non fornire risultati errati o addirittura assurdi. Un grafico a torta deve ad esempio, sempre rappresentare l’intero campione di cui stiamo trattando. Non esiste un grafico a fetta di torta, per cui il suo totale deve essere necessariamente 100%, cioè tutta la torta!
È tutto per oggi! Grazie e alla prossima!