E’ possibile misurare quantitativamente la felicità?

La ricerca della felicità

Ciao, bentornato sul mio blog! Oggi cercheremo di capire se sia può misurare la felicità. Andremo quindi, a scoprire in quale modo la scienza ci può supportare nella costruzione di un indice di felicità.

Nascita di un’analisi statistica.

Prima di scoprire se e come sia possibile misurare la felicità, voglio mostrarti due piccole “grandi” fonti di ispirazione da cui ha avuto inizio la mia ricerca “statistica” sulla felicità.

Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti di America.

La prima deriva dalla Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti di America (Filadelfia, 4 luglio 1776). In essa si dice: “Noi riteniamo … che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità; che allo scopo di garantire questi diritti, sono creati fra gli uomini i Governi, i quali derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qual volta una qualsiasi forma di Governo, tende a negare tali fini, è Diritto del Popolo modificarlo o distruggerlo, e creare un nuovo governo, che ponga le sue fondamenta su tali principi e organizzi i suoi poteri nella forma che al popolo sembri più probabile possa apportare Sicurezza e Felicità”.

Robert F. Kennedy University of Kansas, March 18, 1968.

La seconda fonte di ispirazione è un piccolo brano, tratto da un famoso discorso di Bob Kennedy.

Con troppa insistenza e troppo a lungo, sembra che abbiamo rinunciato alla eccellenza personale e ai valori della comunità, in favore del mero accumulo di beni terreni. Il nostro Pil ha superato 800 miliardi di dollari l’anno, ma quel PIL – se giudichiamo gli USA in base ad esso – comprende anche l’inquinamento dell’aria, la pubblicità per le sigarette e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine settimana. Il Pil mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa e le prigioni per coloro che cercano di forzarle.

Comprende il fucile di Whitman e il coltello di Speck, ed i programmi televisivi che esaltano la violenza al fine di vendere giocattoli ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari. Comprende le auto blindate della polizia per fronteggiare le rivolte urbane. Il Pil non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago.

Non comprende la bellezza della nostra poesia, la solidità dei valori famigliari o l’intelligenza del nostro dibattere. Il Pil non misura né la nostra arguzia, né il nostro coraggio, né la nostra saggezza, né la nostra conoscenza, né la nostra compassione, né la devozione al nostro Paese. Misura tutto, in poche parole, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani” (Source: https://www.jfklibrary.org – Robert F. Kennedy University of Kansas, March 18, 1968).

Dall’idea alla statistica.

Dai due testi è possibile evincere una serie di idee per dare origine ad un’originale analisi statistica. Sicuramente nei due brani vi sono dei riferimenti importanti a variabili misurabili. Specialmente nel secondo, i riferimenti economici sono molto evidenti. Si parla di PIL, di tasso di inquinamento o di numero di incidenti stradali.

Tutte ottime variabili per uno studio statistico. Ma, il cuore del discorso di Kennedy risiede nell’impossibilità di misurare numericamente la salute delle nostre famiglie, la qualità dell’educazione dei nostri figli o la gioia dei loro momenti di svago. Dunque, non è possibile misurare quei tanti dettagli che rendono “la vita veramente degna di essere vissuta”.  Ed ecco l’idea. Il nostro studio statistico potrebbe dare origine ad una nuova variabile (ottenuta essenzialmente con metodi statistico-matematici) che potrebbe misurare un elemento di difficile misurazione. Insomma, si potrebbe dare avvio, partendo da valori misurabili, ad una nuova variabile in grado di descrivere il grado di felicità.


La felicità come quantità numerica.

In tale direzione esistono già alcuni indici. Abbiamo l’Happy Planet Index (http://happyplanetindex.org/), the Gross National Happiness (https://en.wikipedia.org/wiki/Gross_National_Happiness) o il Better Life Index (http://www.oecdbetterlifeindex.org/). Esaminiamo due di essi.

Happy Planet Index

Il primo ha come obiettivo quello di misurare il benessere sostenibile per tutti. Anche Nic Marks come Bob Kennedy, sostiene che la crescita del PIL da solo non significa una vita migliore per tutti, specialmente nei paesi già ricchi. Infatti, non è un indicatore in grado di riflettere le diseguaglianze tra le persone all’interno di un paese. Non valuta in modo appropriato le cose che interessano veramente alle persone. Si pensi ad esempio, alla inutilità del PIL per indicare la consistenza delle relazioni sociali.

L’Happy Planet Index (o HPI) combina quattro elementi:

  • Benessere, cioè quanto i residenti di ogni paese sono soddisfatti della vita in generale (fonte dati: Gallup).
  • Aspettativa di vita, cioè la previsione di quanti anni vivrà ciascun individuo (fonte dati: Nazioni Unite).
  • Ineguaglianza dei risultati, cioè il grado di disuguaglianza tra cittadini all’interno in termini di benessere e di aspettativa di vita.
  • Impronta ecologica, cioè l’impatto medio che ogni residente di un paese pone sull’ambiente (fonte dati: Global Footprint Network).

La formula matematica per misurare l’HPI è:

[latex]HPI=\frac{Wellbeing \times Life expectancy \times Inequality of outcomes}{Ecological Footprint}[/latex]

Il Better Life Index

Il Better Life Index proposto dall’OCSE, ha come obiettivo la misurazione del benessere. Si tratta di un indicatore pluridimensionale e correlato a differenti aspetti della vita. Dall’impegno civico all’alloggio, dal reddito delle famiglie all’equilibrio tra vita e attività lavorativa, e dalle competenze alle condizioni di salute. Si tratta di un’approfondita analisi volta a determinare se il livello di vita generale sta migliorando. È un indice che risponde in modo significativo ai punti di vista dei diversi soggetti.

Infatti grazie a 11 indicatori, permette di valutare le performance di ogni Paese a seconda dell’importanza che ciascuno di noi attribuisce a ciascuno degli indicatori. Si tratta di un indicatore composito, cioè di un indicatore statistico la cui creazione tiene conto di una particolare metodologia. Gli indicatori sono: abitazione, reddito, occupazione, relazioni sociali, istruzione, ambiente, impegno civile, salute, soddisfazione, sicurezza ed equilibrio lavoro-vita.

È dunque misurabile la felicità?

Dunque, oggi abbiamo visto che è possibile misurare il grado di felicità di uno Stato. O meglio il grado di benessere che ogni cittadino percepisce in base a fattori macroeconomici e sociali. Qual è pertanto il grado di felicità di ognuno di noi? Il concetto rimane un dato molto, molto soggettivo. Non esiste un’unica felicità. E’ possibile solo avere una linea guida.


La felicità è il pieno utilizzo dei tuoi poteri lungo linee di eccellenza

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